LA STORIA

La Visione

"La Fondazione, che non ha finalità di lucro, persegue esclusivamente finalità di solidarietà sociale secondo le indicazioni della Dottrina Sociale della Chiesa cattolica".

Così recita l'Atto Costitutivo, stilato il 16 gennaio 2004, secondo le indicazioni di Sua Eminenza, il Cardinale Severino Poletto.

Attraverso la realizzazione e il sostegno a iniziative che riguardano tematiche di importante impatto sociale, quali la casa, il lavoro e il sostegno al credito, la Fondazione Don Mario Operti opera per fornire gli strumenti e l'accompagnamento per contribuire al raggiungimento di una progressiva autonomia delle persone con fragilità, superando la mera assistenza economica, per sviluppare azioni di solidarietà attiva.

Essa nasce in stretto collegamento con la Pastorale sociale e del lavoro della Diocesi torinese, che ha radici storiche importanti a partire dall'opera dei santi sociali e delle istituzioni da essi create per la formazione e il sostegno dei lavoratori, per continuare nella fervida testimonianza dei cappellani e preti operai, nella presenza e sviluppo dei movimenti ecclesiali operai giovanili e adulti, e in un'attenzione specifica e costante dei vescovi e dei sacerdoti alla dimensione lavorativa e sociale nell'attività pastorale.

Il nome stesso della Fondazione fa riferimento a una figura di sacerdote della Diocesi torinese particolarmente impegnato, come parroco e assistente di movimenti giovanili, in seguito responsabile nazionale della pastorale del lavoro, a fianco dei giovani e dei lavoratori nel suo ministero pastorale e sociale.

fondazione operti

LA MISSIONE

La Fondazione è impegnata a tradurre in progetti concreti di solidarietà e di politica attiva le intuizioni e i propositi degli insegnamenti della Chiesa in materia di diritto al lavoro e lotta alle disuguaglianze, con una progettualità pienamente laica e in dialogo aperto e costante con le istanze ideali, sociali e politiche della società civile e delle sue istituzioni, così come nella ricerca della collaborazione con le espressioni sociali delle altre confessioni religiose.

Il documento redatto in occasione del decennale della Fondazione così recita:

Accogliere, Ascoltare, Accompagnare: queste le tre A che la Fondazione Don Mario Operti si impegna a concretizzare dal 2004, anno della sua costituzione. Obiettivo: condurre le numerose persone che vi entrano in contatto fino alla quarta A, Autonomia, a partire dalle potenzialità e dai talenti dei singoli. Accogliere chiunque, senza pregiudizi o limitazioni, ascoltare le storie e le richieste di aiuto restituendo attenzione e dignità ad ogni esperienza di vita, anche la più debole e sofferente, accompagnare chi viene preso in carico verso obiettivi raggiungibili.

Condividendo tale ispirazione e con un profondo rispetto della storia e dell'opera della Fondazione, occorre attualizzare le parole chiave che la rappresentano e, così facendo, ridefinire il proprio ruolo alla luce delle trasformazioni in atto.

 

Accogliere e Ascoltare sono una dimensione fondamentale dell'agire consapevole e della relazione di aiuto. Solo se le persone si sentono accolte possono fidarsi, ritrovare una dimensione di dignità e di rispetto che permette di aprirsi al dialogo, cogliere le opportunità e investire sul proprio futuro. Affinare le capacità di ascolto a tutti i livelli, delle storie e delle dinamiche individuali, così come quelle sociali e comunitarie, è una condizione indispensabile per individuare piste di azione realmente efficaci.

La Fondazione, per rispondere alla sua identità di ente di promozione di iniziative e progetti in grado di concretizzare i valori di solidarietà e di emancipazione promossi dalla Pastorale sociale e del lavoro, ha la necessità di moltiplicare e far crescere nelle comunità locali la capacità di accoglienza e ascolto del bisogno, sostenendo, accompagnando e orientando l'opera delle persone e delle risorse che in esse si rendono disponibili.

Più che intervenire direttamente sulle singole situazioni, che porterebbe rapidamente alla saturazione delle possibilità di azione, la Fondazione deve concentrare le proprie energie sulla promozione e l'animazione della rete dei volontari delle comunità locali, alimentando costantemente la loro conoscenza e la loro capacità di accogliere, ascoltare e agire.

 

Accompagnare rappresenta l'azione tipica e la modalità con cui la Fondazione organizza i propri interventi. Essa è profondamente rispettosa dell'autonomia e del protagonismo dei beneficiari dei progetti messi in campo e ne valorizza l'iniziativa, orientandone l'azione e consigliando i comportamenti. Anche su questa dimensione diventa fondamentale l'attivazione delle comunità locali e delle loro reti di azione e relazione, non solo per moltiplicare la capacità di agire ma anche per rendere più efficaci gli interventi.

Spesso, nelle relazioni di mediazione tra domanda e offerta di lavoro, di abitazione o di microcredito sociale, diventa determinante, per il buon esito dell'incrocio, affiancare all'azione professionalmente esperta un'opera di accompagnamento continuativo e "caldo" dal punto di vista relazionale, per sostenere i momenti critici o rafforzare la capacità di resilienza e l'iniziativa individuale. Non è possibile istituzionalizzare del tutto tale azione, sia per le dimensioni del potenziale bisogno sia per le caratteristiche valoriali sottese ad essa, che non sempre emergono nell'operato professionale. La rete delle Parrocchie, dell'Associazionismo e delle Comunità locali, civili e religiose, dovrebbe diventare l'interlocutore privilegiato e la prima collaboratrice dell'opera (questa sì professionalmente esperta) della Fondazione, che ha il compito di sostenerla, valorizzarla, fornirle strumenti e farla crescere.

Nello sviluppo dei suoi progetti la Fondazione, in ottemperanza alla propria natura, dovrà focalizzare il proprio operato sul coordinamento degli stessi e sulla loro manutenzione progettuale, dall'ideazione alla valutazione, coinvolgendo le risorse del territorio per la gestione delle attività, siano esse spontanee oppure organizzate, sostenendo e valorizzandone l'azione.

Compito della Fondazione non è principalmente quello della gestione diretta dei progetti, quanto quello di catalizzatore di risorse e moltiplicatore di opportunità, che si traducono in interventi concreti sul territorio, organizzati, competenti e ricorsivamente generativi. La gestione delle attività dovrà trovare rispondenza in collaborazioni attivate con altri attori sociali, professionali o volontari, a cui affiancare un'attenta opera di coordinamento, monitoraggio e sostegno alle condizioni operative.

 

L'Autonomia dei beneficiari coinvolti nella progettualità della Fondazione rimane la prospettiva ultima e la principale finalità del proprio operato. Il sostegno che ogni progetto offre alle persone coinvolte è volto a costruire le condizioni e fornire gli strumenti affinché esse possano muoversi autonomamente, consapevolmente e responsabilmente nella vita sociale, in un'azione di empowerment che si esplica attraverso i progetti di inserimento e l'accompagnamento individuale e collettivo.